DOLOREM PATIENTER FERRE –
(I suggeritori) –
(di Giorgio Pianetta 2013)
Seduto sulla guglia più alta del Duomo di Milano, a cento metri di altezza,
Lazaro guardava in basso.
Giù, spostandosi sulle lastre di pietra della piazza, un discreto numero di persone si muoveva in modo casuale.
Era il pomeriggio avanzato di una bella giornata di tarda primavera.
L’aria era tiepida e tranquilla, nessuna nuvola in cielo. I rumori della città giungevano attenuati.
Lazaro sapeva bene come buona parte delle persone laggiù fossero turisti, venuti a visitare il simbolo di Milano: la cattedrale gotica che aveva richiesto cinquecento anni per la sua costruzione.
Gli giungeva il brusìo delle persone a terra, e anche di quelle che avevano scelto di salire sulle guglie, sotto di lui.
Il paesaggio di Milano tutto attorno a trecentosessanta gradi, con palazzi bianchi, grattacieli color acciaio, tetti scuri, era suggestivo.
Ad un tratto non fu più solo; Rico era arrivato a sedersi al suo fianco.
“Ciao, Rico” disse Lazaro.
“Ciao, Lazaro. E’ da un po’ che non ci si incontra” rispose Rico, e aggiunse:” città grande, eh?”
“Troppo” rispose Lazaro, e:”fai attenzione, c’è gente, poco sotto di noi…ascolta…”
Turisti percorrevano una correa protetta da un parapetto decorato a quadrifogli, quindici metri sotto di loro, parlando, indicando il paesaggio, scattando foto.
“Aspetto qui la sera” disse di nuovo Lazaro, “mi piace il tramonto del sole sulla metropoli. E’ uno spettacolo bello, anche se un po’ malinconico.”
“Io non resterò tanto”, rispose Rico.
“Qui, in alto sopra la città, mi viene da pensare che sembriamo i cosiddetti Angeli ... Gli angeli di quel film di Wenders, ricordi, il cielo sopra Berlino…”disse Lazaro sorridendo.
“Già…sì” rispose Rico “mi ricordo del film. Sì… devo dire che ricordo soprattutto la ragazza, l’attrice – Solveig mi pare si chiamasse “e poi, dopo una pausa: “Wenders ne era innamorato. Era una bellezza non alla moda, ma aveva fascino…una ballerina , forse un’acrobata; e un bel nome…era un piacere guardarla.”
“Comunque” continuò Lazaro “Wenders e lo sceneggiatore devono aver avuto una… soffiata” disse ammiccando “per immaginarsi una storia così…”
“Eh, sì…” disse Rico “qualche suggerimento devono averlo avuto… anche se quell’idea che gli ‘Angeli’ sentissero tutti i pensieri….che ridere…non ci mancherebbe altro…Ti immagini se fosse davvero così, che confusione….” Rico sorrideva.
“Sì, sarebbe una gran confusione” assentì Lazaro.
“Già! Però si parlava di noi…cioè degli Invisibili; in modo sbagliato, ma qualcosa c’era, nel film.
Credo che qualcuno dei nostri avrà soffiato un’idea nel sonno a Wenders, o allo sceneggiatore, o ad entrambi…Chissà…comunque niente di male, in fondo…”
“Gli Umani” riprese Rico “ sospettano la nostra esistenza, ormai da millenni,
poveri …esseri, ma non sanno bene cosa siamo e cosa facciamo…Formulano delle ipotesi, ci mettono di mezzo la religione, con gli ‘Angeli Custodi’….”
“Oppure le cosiddette scienze occulte” continuò Lazaro “ con gli ‘Spiriti guida’, o altre credenze, come le ‘Gerarchie celesti’ ecc…”
“Eh, già. Non sapendo, si fanno le idee più fantasiose…Già venticinque secoli fa, ben prima che dall’Oriente arrivasse il culto di Cristo, il popolo degli Etruschi ipotizzava esseri soprannaturali con le caratteristiche che sono rimaste nell’immaginario ancora oggi: Angeli buoni con le ali di piume bianche e lo spadone di fuoco, Angeli cattivi (demoni) con la pelle blu ed il naso adunco…”
“Beh, mettiti nei loro panni” replicò Lazaro “sentono che forse forse c’è un mistero. E dove c’è un mistero c’è terreno per tutti, i mistici, i fantasiosi, gli approfittatori…”
“I giornalisti, gli scrittori, i produttori televisivi, i furbi, ci guadagnano in vari modi…Ummm…vero” replicò Rico, spostandosi sulla lastra su cui era seduto.
“Gli Umani non vogliono finire” continuò Lazaro pensieroso. “Hanno davanti ai loro occhi tutto il mondo vivente che inizia, si sviluppa, e muore, e fa spazio a nuove vite; dovrebbe esser evidente che è lo stesso per loro. Ma lo rifiutano…quasi tutti.
Anche noi finiremo, ed è giusto così…
Gli Umani invece si sono inventati i paradisi, di Cristo o di Allah…”
“E le reincarnazioni…” aggiunse come sovrappensiero Rico.
“Ah, già, le reincarnazioni….” Disse Lazaro. “E’ così, sono fatti così, …non tutti, devo dire”
E poi, rivolto a Rico: “di cosa ti occupi ora?”
“faccio la mamma. Da secoli, ormai” rispose Rico.
“Ah, un bel tema antico…ti impegna molto?”
“Lo faccio volentieri, Lazaro. E’ bello cercare di guarire ferite profonde”
“Dunque” riprese Lazaro “entri nei sogni come la mamma. Una parte femminile”
“Sì, non è male; è anche abbastanza semplice, di solito. Più facile con gli uomini che con le donne, a ben pensarci…”
“E come ti vedono?”
“Sai” rispose Rico “Anche questo è abbastanza lineare. Chi ha conosciuto la madre usualmente mi vede com’era lei da giovane. Chi non l’ha mai conosciuta di solito mi dà il volto di qualche madonna vista in chiesa da ragazzo. Sono i ricordi della giovinezza i più duraturi.”
“Aggiungi” disse Lazaro “che gli artisti che dipingevano madonne dovevano produrre un’immagine materna, quasi asessuata, consolatoria. Un’immagine a cui potersi rivolgere in caso di pena o di preghiera accorata.”
“A proposito di sesso, tema così caro ai mortali” disse Rico “davvero un’idea fissa…ricordi? I teologi bizantini che discutevano per stabilire se gli angeli avessero un sesso… Se noi, gli Invisibili, in definitiva, siamo sessuati? E le discussioni andavano avanti anche mentre i Turchi di Maometto II li stavano assediando…”
“Umani…” scosse la testa sorridendo Lazaro.” E così la tua missione è di suggerire
Il conforto materno”
“Sì, e ho avuto esperienze anche con uomini famosi, anche un imperatore, quando è passato da queste terre”
“Un imperatore?”
“Già, secoli fa, con Karl der Grosse, del popolo dei Franchi, che qui conoscono come Carlomagno.
Come saprai, era un uomo duro, educato al coraggio, alla forza, alla destrezza. Però sempre in soggezione nei confronti della madre, Bertrada. Lei donna forte,colonna della famiglia, che a quei tempi era lo stato. Ho suggerito in sonno a Karl, quando ne ha avuto bisogno, un’immagine della madre che approvava ciò che stava facendo, e che gli mostrava una dolcezza inusuale.”
“Ah, - disse Lazaro – beh, in una città grande come questa non mancano i personaggi importanti”
“Sì, ho suggerito anche a due letterati famosi”
“Sì?”domandò Lazaro.
“Uno era Dino Buzzati. Era ricoverato alla Clinica La Madonnina, non lontano da qui. In quella stanzetta al secondo piano sono andato a suggerirgli il conforto materno la notte prima del decesso.
L’altro era Eugenio Montale. L’ho raggiunto quando era ricoverato nella clinica San Pio X, sempre qui a Milano. Era diventato molto vecchio…Era un grande fumatore, e aveva scritto qualcosa come: ‘la terra si fuma da sé, sul piattino resta la cenere, e la cenere siamo noi…’ – Bello vero? “
“E’ da tanto che ho questo ruolo…”riprese Rico “forse mi piacerebbe cambiare…”
E poi :”tu invece cosa fai?”
“I telefoni cellulari” rispose Lazaro.” E su questo credo di aver sviluppato qualcosa di importante”
“Mi sembrava di ricordare che ti occupassi di cavalli”
“Sì, ricordi bene, Rico, mi occupavo dei cavalli. Ma fino a un secolo fa.
Suggerivo a chi aveva la pena di aver fatto morire, non intenzionalmente, ma colpevolmente, il proprio cavallo. Gente avara che non aveva chiamato il veterinario, gente sconsiderata che l’aveva fatto sfiancare a morte, e situazioni del genere…
Sembra una cosa da nulla il rimorso per un animale, ma non era così. Aver causato la morte del cavallo, del proprio cavallo, era un peso greve. E ognuno aveva un suo modo di vivere questo peso.”
“E ora non li segui più?” chiese Rico
“No, ora i cavalli sono diminuiti moltissimo, bastano pochi dei nostri per occuparsene. Sono stato spostato ai telefoni cellulari”
“Curioso argomento. Cosa fai di preciso?”Rico sorrideva.
Lazaro sospirò. “E’ più tragico di come sembri. Suggerisco alle persone che sospettano di aver causato la morte di una persona cara.
Sai, tante volte sui giornali vengono riportate morti inspiegabili di persone alla guida che escono di strada senza un motivo plausibile. Persone che si schiantano contro un palo di cemento, o fanno un frontale contro mano, o vengono ritrovate l’indomani morte in un fosso adiacente la strada…
In molti di questi casi la causa è la distrazione per rispondere ad un telefono cellulare che squilla. E all’altro capo della linea telefonica c’è una persona, di solito una persona cara, che sente interrompersi di colpo la comunicazione.
Comunicazione che non si ripristina anche dopo ripetuti e insistiti tentativi… Puoi immaginare il giorno dopo, quando la tragedia è nota, i mille interrogativi che il chiamante si pone…”
“Davvero una tragedia, dici bene…” sospirò Rico.
“Allora ci si domanda se si è stati la causa della morte. Con le tempie che martellano, si vanno a consultare i verbali della polizia, il certificato di morte, qualunque altro indizio, per confrontare l’ora dell’incidente con quella della
telefonata…”continuò Lazaro.
“E qui intervieni tu, immagino…” disse Rico.
“Sì –rispose Lazaro – e la mia missione ha due modi di procedere. Con i responsabili (della morte) e con i non responsabili”
“Quindi devi usare la Conoscenza delle cose passate…”
“Sì, Rico, devo immergermi nel passato, e devo sapere come sono andate le cose.
Per i ‘non responsabili’ il compito è facile. Vado a visitarli in sonno, con le sembianze della persona cara deceduta, e spiego loro che non hanno nessuna colpa. Spesso una visita non basta, devo ripetere, ma infine lo scopo viene quasi sempre raggiunto”
“Quasi sempre?”
“Già, quasi…ci sono persone che ‘vogliono’ essere colpevoli…In questi casi le cose si complicano, e se i miei suggerimenti non bastano, devo ricorrere ad un
Definitore…”
“Uhm…-replicò Rico – e con i ‘colpevoli’ o comunque con chi ha involontariamente causato l’incidente? Gli suggerisci che non potevano sapere che il morto stesse guidando, o che non usasse il viva voce ?...”
“No” rispose Lazaro “Per il loro equilibrio non devo suggerire falsità. In questi casi io, nelle sembianze della persona deceduta, spiego loro che è vero, hanno causato, involontariamente, una morte.
Ma spiego loro pure che il dolore fa parte della vita. Che dovranno l’indomani aprire la finestra, guardare il mondo, respirare a fondo ed essere consapevoli, e che la loro vita continuerà comunque, con un peso da portare.
Che devono accettare tale peso con umiltà ma anche con la forza ed il rispetto di se stessi. Che dovranno portare pazientemente il dolore, e saranno veri uomini.
E questo è importante…
Dolorem patienter ferre”.
(I suggeritori) –
(di Giorgio Pianetta 2013)
Seduto sulla guglia più alta del Duomo di Milano, a cento metri di altezza,
Lazaro guardava in basso.
Giù, spostandosi sulle lastre di pietra della piazza, un discreto numero di persone si muoveva in modo casuale.
Era il pomeriggio avanzato di una bella giornata di tarda primavera.
L’aria era tiepida e tranquilla, nessuna nuvola in cielo. I rumori della città giungevano attenuati.
Lazaro sapeva bene come buona parte delle persone laggiù fossero turisti, venuti a visitare il simbolo di Milano: la cattedrale gotica che aveva richiesto cinquecento anni per la sua costruzione.
Gli giungeva il brusìo delle persone a terra, e anche di quelle che avevano scelto di salire sulle guglie, sotto di lui.
Il paesaggio di Milano tutto attorno a trecentosessanta gradi, con palazzi bianchi, grattacieli color acciaio, tetti scuri, era suggestivo.
Ad un tratto non fu più solo; Rico era arrivato a sedersi al suo fianco.
“Ciao, Rico” disse Lazaro.
“Ciao, Lazaro. E’ da un po’ che non ci si incontra” rispose Rico, e aggiunse:” città grande, eh?”
“Troppo” rispose Lazaro, e:”fai attenzione, c’è gente, poco sotto di noi…ascolta…”
Turisti percorrevano una correa protetta da un parapetto decorato a quadrifogli, quindici metri sotto di loro, parlando, indicando il paesaggio, scattando foto.
“Aspetto qui la sera” disse di nuovo Lazaro, “mi piace il tramonto del sole sulla metropoli. E’ uno spettacolo bello, anche se un po’ malinconico.”
“Io non resterò tanto”, rispose Rico.
“Qui, in alto sopra la città, mi viene da pensare che sembriamo i cosiddetti Angeli ... Gli angeli di quel film di Wenders, ricordi, il cielo sopra Berlino…”disse Lazaro sorridendo.
“Già…sì” rispose Rico “mi ricordo del film. Sì… devo dire che ricordo soprattutto la ragazza, l’attrice – Solveig mi pare si chiamasse “e poi, dopo una pausa: “Wenders ne era innamorato. Era una bellezza non alla moda, ma aveva fascino…una ballerina , forse un’acrobata; e un bel nome…era un piacere guardarla.”
“Comunque” continuò Lazaro “Wenders e lo sceneggiatore devono aver avuto una… soffiata” disse ammiccando “per immaginarsi una storia così…”
“Eh, sì…” disse Rico “qualche suggerimento devono averlo avuto… anche se quell’idea che gli ‘Angeli’ sentissero tutti i pensieri….che ridere…non ci mancherebbe altro…Ti immagini se fosse davvero così, che confusione….” Rico sorrideva.
“Sì, sarebbe una gran confusione” assentì Lazaro.
“Già! Però si parlava di noi…cioè degli Invisibili; in modo sbagliato, ma qualcosa c’era, nel film.
Credo che qualcuno dei nostri avrà soffiato un’idea nel sonno a Wenders, o allo sceneggiatore, o ad entrambi…Chissà…comunque niente di male, in fondo…”
“Gli Umani” riprese Rico “ sospettano la nostra esistenza, ormai da millenni,
poveri …esseri, ma non sanno bene cosa siamo e cosa facciamo…Formulano delle ipotesi, ci mettono di mezzo la religione, con gli ‘Angeli Custodi’….”
“Oppure le cosiddette scienze occulte” continuò Lazaro “ con gli ‘Spiriti guida’, o altre credenze, come le ‘Gerarchie celesti’ ecc…”
“Eh, già. Non sapendo, si fanno le idee più fantasiose…Già venticinque secoli fa, ben prima che dall’Oriente arrivasse il culto di Cristo, il popolo degli Etruschi ipotizzava esseri soprannaturali con le caratteristiche che sono rimaste nell’immaginario ancora oggi: Angeli buoni con le ali di piume bianche e lo spadone di fuoco, Angeli cattivi (demoni) con la pelle blu ed il naso adunco…”
“Beh, mettiti nei loro panni” replicò Lazaro “sentono che forse forse c’è un mistero. E dove c’è un mistero c’è terreno per tutti, i mistici, i fantasiosi, gli approfittatori…”
“I giornalisti, gli scrittori, i produttori televisivi, i furbi, ci guadagnano in vari modi…Ummm…vero” replicò Rico, spostandosi sulla lastra su cui era seduto.
“Gli Umani non vogliono finire” continuò Lazaro pensieroso. “Hanno davanti ai loro occhi tutto il mondo vivente che inizia, si sviluppa, e muore, e fa spazio a nuove vite; dovrebbe esser evidente che è lo stesso per loro. Ma lo rifiutano…quasi tutti.
Anche noi finiremo, ed è giusto così…
Gli Umani invece si sono inventati i paradisi, di Cristo o di Allah…”
“E le reincarnazioni…” aggiunse come sovrappensiero Rico.
“Ah, già, le reincarnazioni….” Disse Lazaro. “E’ così, sono fatti così, …non tutti, devo dire”
E poi, rivolto a Rico: “di cosa ti occupi ora?”
“faccio la mamma. Da secoli, ormai” rispose Rico.
“Ah, un bel tema antico…ti impegna molto?”
“Lo faccio volentieri, Lazaro. E’ bello cercare di guarire ferite profonde”
“Dunque” riprese Lazaro “entri nei sogni come la mamma. Una parte femminile”
“Sì, non è male; è anche abbastanza semplice, di solito. Più facile con gli uomini che con le donne, a ben pensarci…”
“E come ti vedono?”
“Sai” rispose Rico “Anche questo è abbastanza lineare. Chi ha conosciuto la madre usualmente mi vede com’era lei da giovane. Chi non l’ha mai conosciuta di solito mi dà il volto di qualche madonna vista in chiesa da ragazzo. Sono i ricordi della giovinezza i più duraturi.”
“Aggiungi” disse Lazaro “che gli artisti che dipingevano madonne dovevano produrre un’immagine materna, quasi asessuata, consolatoria. Un’immagine a cui potersi rivolgere in caso di pena o di preghiera accorata.”
“A proposito di sesso, tema così caro ai mortali” disse Rico “davvero un’idea fissa…ricordi? I teologi bizantini che discutevano per stabilire se gli angeli avessero un sesso… Se noi, gli Invisibili, in definitiva, siamo sessuati? E le discussioni andavano avanti anche mentre i Turchi di Maometto II li stavano assediando…”
“Umani…” scosse la testa sorridendo Lazaro.” E così la tua missione è di suggerire
Il conforto materno”
“Sì, e ho avuto esperienze anche con uomini famosi, anche un imperatore, quando è passato da queste terre”
“Un imperatore?”
“Già, secoli fa, con Karl der Grosse, del popolo dei Franchi, che qui conoscono come Carlomagno.
Come saprai, era un uomo duro, educato al coraggio, alla forza, alla destrezza. Però sempre in soggezione nei confronti della madre, Bertrada. Lei donna forte,colonna della famiglia, che a quei tempi era lo stato. Ho suggerito in sonno a Karl, quando ne ha avuto bisogno, un’immagine della madre che approvava ciò che stava facendo, e che gli mostrava una dolcezza inusuale.”
“Ah, - disse Lazaro – beh, in una città grande come questa non mancano i personaggi importanti”
“Sì, ho suggerito anche a due letterati famosi”
“Sì?”domandò Lazaro.
“Uno era Dino Buzzati. Era ricoverato alla Clinica La Madonnina, non lontano da qui. In quella stanzetta al secondo piano sono andato a suggerirgli il conforto materno la notte prima del decesso.
L’altro era Eugenio Montale. L’ho raggiunto quando era ricoverato nella clinica San Pio X, sempre qui a Milano. Era diventato molto vecchio…Era un grande fumatore, e aveva scritto qualcosa come: ‘la terra si fuma da sé, sul piattino resta la cenere, e la cenere siamo noi…’ – Bello vero? “
“E’ da tanto che ho questo ruolo…”riprese Rico “forse mi piacerebbe cambiare…”
E poi :”tu invece cosa fai?”
“I telefoni cellulari” rispose Lazaro.” E su questo credo di aver sviluppato qualcosa di importante”
“Mi sembrava di ricordare che ti occupassi di cavalli”
“Sì, ricordi bene, Rico, mi occupavo dei cavalli. Ma fino a un secolo fa.
Suggerivo a chi aveva la pena di aver fatto morire, non intenzionalmente, ma colpevolmente, il proprio cavallo. Gente avara che non aveva chiamato il veterinario, gente sconsiderata che l’aveva fatto sfiancare a morte, e situazioni del genere…
Sembra una cosa da nulla il rimorso per un animale, ma non era così. Aver causato la morte del cavallo, del proprio cavallo, era un peso greve. E ognuno aveva un suo modo di vivere questo peso.”
“E ora non li segui più?” chiese Rico
“No, ora i cavalli sono diminuiti moltissimo, bastano pochi dei nostri per occuparsene. Sono stato spostato ai telefoni cellulari”
“Curioso argomento. Cosa fai di preciso?”Rico sorrideva.
Lazaro sospirò. “E’ più tragico di come sembri. Suggerisco alle persone che sospettano di aver causato la morte di una persona cara.
Sai, tante volte sui giornali vengono riportate morti inspiegabili di persone alla guida che escono di strada senza un motivo plausibile. Persone che si schiantano contro un palo di cemento, o fanno un frontale contro mano, o vengono ritrovate l’indomani morte in un fosso adiacente la strada…
In molti di questi casi la causa è la distrazione per rispondere ad un telefono cellulare che squilla. E all’altro capo della linea telefonica c’è una persona, di solito una persona cara, che sente interrompersi di colpo la comunicazione.
Comunicazione che non si ripristina anche dopo ripetuti e insistiti tentativi… Puoi immaginare il giorno dopo, quando la tragedia è nota, i mille interrogativi che il chiamante si pone…”
“Davvero una tragedia, dici bene…” sospirò Rico.
“Allora ci si domanda se si è stati la causa della morte. Con le tempie che martellano, si vanno a consultare i verbali della polizia, il certificato di morte, qualunque altro indizio, per confrontare l’ora dell’incidente con quella della
telefonata…”continuò Lazaro.
“E qui intervieni tu, immagino…” disse Rico.
“Sì –rispose Lazaro – e la mia missione ha due modi di procedere. Con i responsabili (della morte) e con i non responsabili”
“Quindi devi usare la Conoscenza delle cose passate…”
“Sì, Rico, devo immergermi nel passato, e devo sapere come sono andate le cose.
Per i ‘non responsabili’ il compito è facile. Vado a visitarli in sonno, con le sembianze della persona cara deceduta, e spiego loro che non hanno nessuna colpa. Spesso una visita non basta, devo ripetere, ma infine lo scopo viene quasi sempre raggiunto”
“Quasi sempre?”
“Già, quasi…ci sono persone che ‘vogliono’ essere colpevoli…In questi casi le cose si complicano, e se i miei suggerimenti non bastano, devo ricorrere ad un
Definitore…”
“Uhm…-replicò Rico – e con i ‘colpevoli’ o comunque con chi ha involontariamente causato l’incidente? Gli suggerisci che non potevano sapere che il morto stesse guidando, o che non usasse il viva voce ?...”
“No” rispose Lazaro “Per il loro equilibrio non devo suggerire falsità. In questi casi io, nelle sembianze della persona deceduta, spiego loro che è vero, hanno causato, involontariamente, una morte.
Ma spiego loro pure che il dolore fa parte della vita. Che dovranno l’indomani aprire la finestra, guardare il mondo, respirare a fondo ed essere consapevoli, e che la loro vita continuerà comunque, con un peso da portare.
Che devono accettare tale peso con umiltà ma anche con la forza ed il rispetto di se stessi. Che dovranno portare pazientemente il dolore, e saranno veri uomini.
E questo è importante…
Dolorem patienter ferre”.